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A FUORIMODENA…

Non c’è compromesso. Chi pratica il compromesso è un disonesto perché la buona cucina è un atto di estrema onestà.

Alcune sere fa una signora romana, non so se giornalista o inviata da qualche guida o semplicemente per suo vezzo, mi ha chiesto, dopo mille complimenti che mi fanno sempre arrossire, cosa sia per me la cucina.

Nuova, molecolare, vegana, vegetariana, fusion, etnica, avanguardia? Niente di tutto ciò, ho risposto.

A FuoriModena mi piace pensare a un modello classico, cucina tradizionale per capirci, al quale ci stiamo adoperando per vivere una sorta di rinascimento: vocabolo dal significato enorme ma nel nostro caso ridotto alla sua definizione essenziale, ossia consapevolezza di essere entrati in un’epoca culturale nuova.

Un rinascimento necessario per eliminare gli eccessi delle tradizioni del passato e dare pulizia e salubrità ad ogni nostro piatto.

Prescindendo da ogni definizione o etichetta, la cucina è buona o cattiva, poi ognuno può chiamarla come vuole.

Non c’è compromesso. Chi pratica il compromesso è un disonesto perché la buona cucina è un atto di estrema onestà.

Onestà verso i miei eroi, pochi selezionati fornitori (agricoltori, artigiani, casari) che hanno in comune l’utilizzo di una materia prima rara e indispensabile: la passione. Uomini a cui è sufficiente uno sguardo per capire e farsi capire.

Onestà verso i miei figli Lorenzo e Laura a cui ho affidato la responsabilità di cucinare (Lorenzo) e diffondere questi concetti (Laura) agli ospiti che si accomodano ai tavoli di FuoriModena.

A FuoriModena abbiamo avuto la fortuna di incrociare un territorio straordinario che dona a chi li sa cogliere e selezionare dei frutti unici e per i quali non bastano mai le parole. Anzi di parole non ne hanno proprio bisogno.

Claudio Roncaccioli